EXquisitely subtle shadowplays of vintage guitar looped into spiralling webs of shimmering, warbly tone by a long-running, mysterious Italian project. Evocative as early morning or late afternoon mist on rolling midwinter landscapes. Music to really get lost within
Spread out over two sides, Dream Rooms is a immersive listen, ambience that’s frigid but not dark; a cold morning in the valleys. Recorded with a vintage EKO Ranger guitar from the early 1970s, loops eXtend to infinity, echoing into the distance and melting into themselves, over and over again. There’s not much manipulation, sounds are left alone to slowly evolve and develop organically.
Diviso in due dilatati movimenti, “Dream Rooms” costruisce un’immaginifica traversata tra visioni allucinate che si susseguono placide senza soluzione di continuità, generate dal languido fluire di trasfigurate frequenze chitarristiche espanse fino a divenire bordone finemente modulato. Un incedere saturo di reiterazioni che si stratificano disegnando un territorio algido pervaso da una luminosità opaca incapace di infondere calore, un denso flusso in costante, minimale mutazione che disegna una vaporosa traiettoria colma di un costante senso di sospensione, priva di un reale punto d’origine e una meta precisa.
Un vagare attonito lungo il debole confine che separa la realtà dal sogno.
Ambienti Coassiali return to the patient yearning of dedicated listeners, offering a new suite of REM architecture…
Thirty years on, they demonstrate dedication to free-form melodic environs, encouraging roaming listener eXperiences through gently unspooling sound swirls. These Dream Rooms are shaped with an early 1970s EKO Ranger guitar looping limitlessly over the horizon. Across two sides the immersion delves deep, with misted tides slowly layering over one another until an ocean is revealed, spectacularly. Presented by Berlin’s 99Chants.
Vittore Baroni – Blow Up Febbraio 2020
Ad una drone ambient di stampo ipnoticamente immersivo sono incentrate anche queste nuove “stanze per sogni”, registrate nel settembre 2015 e masterizzate tre anni dopo: scompaiono i synth dei precedenti lavori e restano solo lente stratificazioni di loop da suoni prodotti con una chitarra acustica Eko Ranger dei ’70, manipolazioni “organiche” di arpeggi minimali (più qualche etereo vocalizzo) che nella suggestione di echi e sfasamenti cangianti danno forma ad atmosfere tutt’altro che oscure. Le sette sezioni, sfumate una nell’altra, suscitano piuttosto sensazioni estatiche e meditative, evocando il lirismo del Gavin Bryars più intimista e la ricerca delle radici di una “eternal music” distante dalla genericità epidermica di tanta drone ambient. Dal milanese AC studio ancora un’opera destinata a dare vita nel tempo ad un piccolo culto.